Ritiro di Avvento – Unità Pastorale 30

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Eravamo in più di ottanta, domenica 4 dicembre, al ritiro dell’Avvento ospitato presso l’Istituto Figlie della Sapienza di Castiglione, quasi il doppio di quanti gli organizzatori avessero previsto!

Avevamo voglia di stare insieme perché quell’incontro non era solo un vivere insieme il cammino di Avvento, ma viverlocon una identità nuova di comunità allargata, quella della nostraUnità Pastorale 30 che si incontrava per la prima volta.

Nel cantiere della nuova comunità, ancor tutta da costruire, abbiamo pregato e cantato insieme affinché, nel nostro cammino di costruzione,sappiamo inizialmente “vegliare”affidandociall’ascolto, al sostegno e alla benedizione di Dio. Successivamente, perché sappiamo “convertirci”e ciascuno faccia la sua parte mettendosi a servizio degli altri. Infine, perché sappiamo “gioire” come comunità missionaria che fruttifica e festeggia.

La nostra comunità sarà aiutata a crescere se impareremo a vivere,e condividere tra noi, gli stessi sentimenti di Gesù.

Gli stessi sentimenti… sull’esempio di Cristo” era proprio il titolo della riflessionecon la quale don Martino – moderatore dell’UP30 – ci ha accompagnati, partendo da un passo della lettera di San Paolo apostolo ai Romani (Rm 15, 4-9).

 

San Paolo ci fa un invito un po’ particolare: non ad ascoltare e seguire laParola di Gesù, ma a vivere i Suoi sentimenti, cioè la dimensione di cuore e non di testa,la dimensione interiore e non quella esteriore, la dimensione degli affetti e delle emozioni e non il semplice operare qualcosa.

Il primo sentimento di Gesù, fonte di tutti gli altri, è la spogliazione (kenosis, in greco), lo svuotamento della sua divinità, il farsi Uomo, il farsi carne, il farsi piccoloscegliendo l’umiliazione di essere messo nella mangiatoia di una stalla fino all’umiliazione più grande di essere messo in croce.

A imitazione di Gesù, a noi è richiesto di spogliarci del nostro “io” e raggiungere un’umiltà che passa spesso dall’accettazione, con il cuore, delle umiliazioni che la vita ci riserva.

A Natale si parla di doni:

svuotandosi di se stesso, Dio diventa dono per noi; allora, ognuno di noi può diventare dono nella misura in cui si svuota dal proprio “io” e questo aiuterà l’accoglienza sincera dell’altro nella nostra comunità.

Con il pensiero al Natale che si avvicina, don Martino ci ha anche in un certo qual modo provocati:

il Natale ci fa sentire dentro dei sentimenti belli, ma in realtà il Natale dovrebbe aiutarci a ricordare che credere non è un insieme di bei sentimenti, è invece un insieme di sentimenti particolari, a volte difficili.

La culla di Betlemme è bella, ma non è la culla bensì la croce appesa nelle chiese. E anche nella notte di Natale, si celebra la messa e si dice “questo è il mio corpo offerto per voi, questo è il mio sangue versato per voi”.

Perché questo? Perché quelle parole ci ricordano l’unico modo con cui noi possiamo entrare in relazione con Dio e cioè vivendo i sentimenti di Gesù!

Partendo dall’ascolto di questi insegnamenti, alcune preghiere sono state presentate al Signore da parte della comunità, divisa a gruppi, durante la Santa Messa finale a rappresentare, simbolicamente, i mattoni per costruire la nostra unità pastorale.

Abbiamo fatto il primo passo in unità:

grazie a chi c’era, grazie a chi tornerà, grazie a chi arriverà.

Alla prossima!